Operazione accoglienza: la Caritas Treviso si muove per l’Ucraina

Premessa: continua la carrellata di pezzi mai pubblicati a livello locale. Conservo così un altro dei miei ‘esperimenti’ in questo blog personale. Diciamo che mi tengo in esercizio. Buona lettura.

Non è una gara a chi arriva primo, né a chi è meglio degli altri. Si tratta di camminare insieme, per non lasciar cadere i nostri fratelli.” Le parole di don Davide Schiavon, presidente della Caritas di Treviso, esprimono bene il progetto di accoglienza che sta prendendo forma, in sostegno alla popolazione ucraina in fuga dalla guerra. Un’emergenza esplosa in pochissimo tempo, al quale è necessario porre rimedio. L’incontro svolto mercoledì 23 marzo al Centro Don Ernesto Bordignon di Castelfranco Veneto, il primo in presenza dopo quello online, ha tracciato le prime linee guida per dare il via a questo processo nella Diocesi di Treviso, alla presenza soprattutto di referenti delle parrocchie, le prime chiamate in causa in questa emergenza, ma anche di alcuni privati. Don Davide ed Erica, una delle referenti della zona di Castelfranco, hanno esposto le prime direttive in questo senso, per un’accoglienza di comunità e che certo non sarà “lampo”, ma per forza di cose si parla di medio-lungo termine.

ACCOGLIENZA COMUNITARIA

Non è importante manifestare o sventolare le bandiere. È necessario invece mettersi davvero in gioco, sul principio fondamentale della gratuità.” Il presidente della Caritas Tarvisiana sottolinea quindi la necessità di gesti concreti, senza farsi trasportare dall’emotività ma con criterio. Mettendo il punto sul fatto che si tratta di persone, precisamente donne, bambini ed anziani, in fuga non per scelta, ma perché costrette. Un progetto di accoglienza che dev’essere comunitario. “Dobbiamo interfacciarci con 4 prefetture, 5 ASL e 4 uffici scolastici provinciali. Il tutto suddiviso in cinque aree diverse: la castellana, Treviso, San Donà, Mirano-Noale e Montebelluna.” Servirà poi qualche carta per far partire il procedimento. “Sarà necessario far pervenire il verbale del Consiglio Pastorale, firmare un accordo per definire ciò che farà la realtà diocesana, più un’autocertificazione dei carichi penali, questo per i tantissimi minori.” Delle 2200 persone attualmente arrivate infatti circa 1200 sono minori, 600 dei quali di neanche 12 anni.

PRIME DIRETTIVE

La parola passa poi a Erica, che con Roberta e Riccardo è chiamata ad essere un operatore di riferimento di Castelfranco. “È fondamentale curare la prima accoglienza: non dobbiamo improvvisare, ma prepararci a fornire luoghi dignitosi.” Per questo verrà inviato un format a tutti colori che lo richiedono per maggiori informazioni in tal senso. “La richiesta di accoglienza viene gestita dalla prefettura, che poi ci contatta. In questo momento, per facilità, stiamo privilegiando le accoglienze nei locali parrocchiali.” Si passa poi ad un discorso più pratico, partendo dal tampone alla tessera sanitaria provvisoria (STP) alle cure mediche. “Per la STP bisogna contattare la SISP. In caso di cure specifiche ci sarà un confronto con la Caritas diocesana ed un fondo apposito per far fronte alle spese.” Dall’UCI poi ci sono garanzie per fornire polizze di frontiera a titolo gratuito per chi è fuggito con veicoli di proprietà, ma c’è anche il diritto allo studio da garantire. L’inserimento però richiede tempo e per motivi precisi. “I cicli scolastici sono molto diversi e serve poi controllare lo stato vaccinale dei ragazzi. Oltre al fatto che molti insegnanti continuano in DAD nonostante la situazione. È un legame significativo, che non dobbiamo scavalcare.” Ma si pensa anche agli adulti, ovvero persone dai 18 anni in su, prevalentemente donne. “Stiamo attivando degli accordi con i CPIA per realizzare dei corsi di italiano a livello territoriale, con certificazioni A1, A2 e B1, in classi di 8-18 persone ed in spazi adeguati.” Un programma esteso, basandosi purtroppo su una triste realtà. “La consapevolezza drammatica di una realtà stravolta. Bisogna essere lungimiranti, creando criteri che siano sostenibili nel tempo.”

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