La bellezza dell’inatteso: “Prima persona singolare”

A quanto pare continuo ad avere una sorta di ‘blocco del lettore’, ma in un certo senso selettivo. Le uniche cose che riesco a leggere ultimamente sono i libri di scrittori giapponesi. E giusto perché devo risparmiare, una mia amica ha pensato di segnalarmi l’uscita di “Prima persona singolare” di Murakami Haruki. Nah scherzo, ha fatto bene. È un periodo un po’ così e leggere mi fa stare un po’ meglio, quindi non ho avuto troppi pensieri prima di recarmi in libreria.

L’ho ‘conosciuto’ tramite “Kafka sulla spiaggia”, che rimane tutt’ora il mio preferito tra i suoi libri. Ma devo dire che anche questo gli si avvicina tanto. Forse per il fatto che mi ha sorpreso molto: otto storie, episodi se vogliamo non particolarmente fondamentali nella vita di una persona. Ma è un libro che mi ha toccato parecchio proprio per questo. Essendo una persona con sempre troppi pensieri/ricordi nella testa (a volte anche inutili o insulsi, ma tant’è), mi ci sono rivista. Fin dalle prime pagine mi sono sentita io quella ‘prima persona singolare’.

Probabilmente lo scopo di Murakami Haruki era proprio questo. Che tutti riuscissimo ad immedesimarci in queste storie, a sentirle nostre personali. Sono storie che possono accadere a chiunque, quel ‘niente di eccezionale’ che le rende eccezionali, l’imprevisto che le rende uniche. Una donna con un disco in mano come fosse il suo tesoro, un componimento che diventa speciale, la lettura a voce alta di un testo ad un ragazzo appena conosciuto (oltre al fatto che “La ruota dentata” di Akutagawa diventerà una mia prossima lettura).

Molto spesso invidio la capacità di scrittura di questi veri artisti della parola. La capacità di coinvolgere in questo modo il lettore, attirandolo in una storia che diventa sua, che rimarrà dentro per sempre. Probabilmente senza conseguenze pratiche, come avviene in seguito al 90% degli episodi che accadono nella vita, ma (almeno per me) sarà certo un nuovo spunto di riflessione, un altro tassello importante di quelle ‘mille vite’ che riesce a vivere un lettore.

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